4 articoli dell'autore Rosario Vitolo

Rosario Vitolo 08/02/2021 0

Castiglione del Genovesi...un pò di storia e tradizione

Castiglione del Genovesi si stende sotto lo sguardo del monte Monna e di fronte al monte Tubenna, la cui dirupante sommità sfiora i 700 metri sul mare. Dalla sua cima lo sguardo spazia da Punta Licosa al Golfo di Salerno, sui Monti Lattari e Capri, fino alle isole d’Ischia e di Procida, con le falde quasi in acqua del Vesuvio, per chiudersi, spalle al Tirreno, sui Monti Picentini e sul Terminio Irpino..

Secondo la tradizione, Castiglione fu fondato dai profughi di Picentia quando la loro città fu distrutta dai Romani. Sul monte Tubenna, nella parte che domina Salerno ed il suo golfo, sorge l’Abbazia benedettina di Santa Maria di Tubenna, costruita probabilmente nel XII secolo sulle rovine di un preesistente tempio pagano. Il complesso monastico, soppresso nel 1848 con decreto reale, dopo un periodo di abbandono è stato di recente ottimamente ripreso. È visitabile oltre alla chiesa ben restaurata una parte del vecchio complesso monastico. La chiesa è un edificio a due navate, comunicanti attraverso due grandi arcate a sesto acuto  ribassate. La navata laterale ha un ingresso proprio e presenta in fondo un altare con un affresco del XVI secolo raffigurante l’Annunciazione. Nel paese suggestiva è la chiesa di San Bernardino da Siena, risalente al ‘300, a pianta quadrata. Da visitare la Chiesa madre di San Michele Arcangelo e la chiesa del SS. Rosario, che presenta un  portale romanico. Nella Cappella di San Vito sono, invece, conservati affreschi del celebre artista quattrocentesco, Giovanni Luce.

Nocciole e  Castagne  sono la risorsa più redditizia del territorio. Per gli appassionati di trekking vi è un interessante percorso sul monte Visciglietta, che conduce al “Pozzo di Venere”, una suggestiva voragine naturale. Altro interessante percorso quello che porta alla vetta del monte Monna.

Il piccolo centro, comune autonomo dal 1946, è noto per aver dato i natali, nel 1713, all’abate, filosofo ed economista Antonio Genovesi. Ubicata nel centro storico è la casa natale dell’abate, in cui è conservato lo studio del noto giurista. Al piano terra dell’edificio, invece, vi è la bottega di ciabattino dove lavorava il padre.

Antonio Genovesi

Antonio Genovesi vide nell’istruzione popolare un fattore determinante di progresso civile, infatti nel ‘700 la cultura era appannaggio esclusivo dell’aristocrazia e del clero. Ma la modernità di Antonio Genovesi va ben oltre: egli sostenne il primato della ragione, la necessità di studiare le scienze e l’economia. Diciottenne si innamorò di una ragazza del luogo, Angela Dragone, ma questo amore non trovò l’approvazione del severissimo genitore, che condusse immediatamente il figlio a Buccino, presso il convento dei Padri Agostiniani dove fu avviato alla vita ecclesiastica.

Foto di Bruno Della Calce pubblicata nel gruppo facebook: "Sei di Castiglione del Genovesi se...

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Rosario Vitolo 07/07/2021 0

Abbazia di Tubenna: L'arco a sesto acuto

L'arco a sesto acuto è un elemento centrale dell'architettura gotica. Il suo utilizzo aveva motivazioni sia formali che costruttive. Di fronte all'allora dominante tecnica dell'arco a tutto sesto, l'arco a sesto acuto significava un avvicinamento a quelle forme di arco, che corrispondeva alla distribuzione delle forze nella parabola.

I primi archi a sesto acuto si trovano già nell'architettura islamica, in particolare ai tempi degli Abbasidi, nell'architettura bizantina, nel romanico siculo normanno sin dal 1072. Nell'architettura gotica sacra gli archi a sesto acuto vennero utilizzati già dalla prima metà del XII secolo.Dalla Francia la forma dell'arco a sesto acuto si diffuse verso il 1200 alla Germania.

L'arco a sesto acuto presenta differenti vantaggi rispetto all'arco a tutto sesto, in particolare la risultante delle spinte dovute al peso proprio e ai carichi gravanti su di esso cade molto più vicino alla base del piedritto; con ciò si può fare a meno dei grossi spessori murari che fungevano da contrafforte e sostituire i massicci pilastri di sostegno con slanciate colonne. Un altro notevole vantaggio è la possibilità di realizzare volte a crociera ogivali capaci di coprire anche piante rettangolari, inoltre rispetto all'arco a tutto sesto, a parità di lunghezza della corda, si ha un'apertura più alta e slanciata.

Quest'insieme di nuove tecniche costruttive modificò la fisionomia degli edifici, che divennero proiettati verso l'alto, come le famose cattedrali del XIII secolo.

Conclusione: l'Abbazia di Tubenna risale verosimilmente ad un periodo che va dall'anno 1000 al 1200.

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Rosario Vitolo 31/05/2021 0

Anni '50: Altare ligneo della Chiesa del Convento...

Foto degli anni '50 dell'altare ligneo della Chiesa del Convento noto ai Castiglionesi come il "casino".

Convento Francescano che si ritiene risalga almeno al XIV secolo. Nel manufatto di alta ebanisteria alto circa 10 metri si riconoscono un San Francesco e un Sant'Antonio con bambino e due prelati, inoltre al centro, una Madonna in trono con bambino e angeli.

La chiesa dedicata a San Francesco è ancora oggi nel complesso edilizio, chiaramente un convento di frati cappuccini, che pur se modificato negli spazi conserva ancora parte di un porticato quadrangolare con pozzo centrale deputato con un sistema a caduta a portare l'acqua nelle celle intorno.

Vi si trova anche una tipica scala a chiocciola e si riconoscono alcune cellette dei monaci. 

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Rosario Vitolo 12/07/2021 0

La bellezza salverà il mondo

La bellezza salverà il mondo, cito Dostoevskij, che affermava la sua importanza fondamentale nel diffondere tramite l'arte la cultura. E allora c'é da essere d'accordo con chi precisa ulteriormente che quindi é la cultura che salverà il mondo prima ancora della bellezza. Non mi incuneo in diatribe filosofiche che finirebbero con l'annoiare chi legge e vado subito sul concreto e spiccio che è quello di voler elogiare chi mette in campo iniziative culturali nel nostro paese.

La Cultura - intesa come tradizioni, arte, musica, racconti, cinema, storie e via discorrendo - costituisce l'unico modo che l'uomo ha a disposizione per connettersi intellettualmente ai suoi simili e comunicare sé stesso e il mondo.   

Rifletto spesso su ciò che si possa fare per il futuro dei giovani, o genericamente su ciò che sia giusto per la società. 

Credo che la prima risposta sia nell’offrire e diffondere cultura, e che non sia immediata ed evanescente ma che abbia un tempo ed uno spazio dove collocarsi, che pretenda domande, opinioni avverse, dialoghi e non dei semplici generici e immediati ‘mi piace’, o delle annoiate astensioni.

In questo tempo soppresso e in questo spazio rimosso dall’immediatezza, non è facile riflettere, approfondire e dissentire. Con più facilità l’informazione e la conoscenza diventano illusoriamente sinonimi. Ricordiamoci però che l’informazione è atemporale, mentre il sapere matura nel tempo. 

Grazie all'attuale 'connessione veloce' si va dovunque ma senza esperienza. Si prende atto di tutto,  ma senza fare conoscenza. Si ammassano informazioni e dati senza scopo. Si bramano esperienze vissute ed emozioni esaltanti in cui però si resta sempre uguali. 

Invece si include solo se si dialoga, se si attua uno scambio di differenze, se in qualche modo l’altro non ci è più estraneo.  Se si rinuncia alla diversità, il rischio è quello di una community in cui viene meno la controparte dialettica e di conseguenza le informazioni diventano comunicazione cumulativa e non più di relazione. 

La cultura necessita in primis di riflessione, distacco, initimo ascolto. Oggi però il modello applicato si basa sulla semplificazione e immediatezza e cerca un esibito successo apparente. Si cerca di  guadagnar tempo, risparmiare risorse, ridurre l'impegno richiesto dalla concentrazione.

Per questo han gran successo social tipo Instagram, perché incantano, attirano e illudono in un attimo e grazie a quel solo attimo restituiscono la propria immagine rafforzata. Più che social a me sembrano rincorse ad un attimo.

Ma assorbire cultura è costringersi ad una posizione, è inchiodarsi ad un’idea e non passare oltre finché non si è assorbito il concetto, non si è esaurito il confronto. 

Cultura è ascoltare parole, guardare immagini, seguire storie in raccoglimento e - per via di quel rito a cui si prende parte -ritrovarsi diversi da come si era appena prima. 

Viviamo un tempo di semplificazione e di divulgazione estrema e massiva.Una sorta di democratica schiavitù volontaria che non contempla il giudizio critico e lo scoraggia. 

Ci omologhiamo secondo affinità immediate. Per esempio preferiamo la Coca Cola al vino  perchè gradevole e semplice: acqua, zucchero e caramello. Piace a tutti e unisce tutti. Non solleva domande, pensieri ulteriori, ragionamenti, paragoni, non evoca memorie. Il vino invece di domande ne solleva molte. Si ha bisogno di codici per capirlo, di qualcuno che insegni a assaporarlo, di un contesto adeguato, di un bicchiere giusto e del rito antecedente alla degustazione. 

Si ha in una parola bisogno della cultura per sviluppare libertà e creatività personale, rispetto all'esperienza vissuta. In un tempo giusto e non fatto di istanti virtuali, in un luogo vero e di aggregazione virtuosa. La cultura può salvare il mondo sviluppando il pensiero ulteriore, in una quotidianità sempre più funzionale ai bisogni e agli scopi immanenti della società. Lo salverà quando sarà in grado di distribuire equamente i codici per permettere alla Bellezza di comunicarsi.

Mi sono dilungato troppo. È un campo in cui non riesco a tener a freno la mente e la penna. Me ne scuso e ritorno allo scopo del post che è quello di voler elogiare chi, in qualsiasi modo, nel nostro paese come altrove, a prescindere da tutto, si sforza di diffondere cultura.

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